Bubba Ho-Tep: o di quando Elvis si alleò con JFK per sconfiggere una mummia cowboy

Bubba Ho-Tep è una commedia horror del 2002 scritta e diretta da Don Coscarelli e tratta dal romanzo breve omonimo di  Joe R. Lansdale che riesce a mettere insieme le due anime contrapposte della propria natura aggiungendo una componente drammatica fatta di riflessioni interessanti e ben contestualizzate.

Partendo da premesse assurde e senza avere bisogno di  effetti speciali all’avanguardia o di una fotografia sfavillante, questa perla a bassissimo budget si avvale di una brillante regia, di una colonna sonora azzeccatissima e di un grandioso Bruce Campbell per portare in scena un racconto surreale che sa far ridere e pensare nel contesto di un horror vecchia scuola.

Leggende metropolitane, mostri proveniente da un antico mondo, dialoghi infarciti di insinuazioni sessuali ed esistenziali, tutto al servizio di una passione per il genere che trasuda da ogni particolare della scenografia e da ogni movimento di camera.

Bubba Ho-Tep

Elvis è vivo ed è pronto a combattere

Elvis non è morto e sta vivendo la sua vecchiaia in un ospizio a seguito di un incidente occorsogli dopo aver deciso di scambiarsi d’identità con un suo imitatore. Mentre giorno dopo giorno le forze sembrano abbandonarlo, una misteriosa entità fa la sua comparsa tra i corridoi e le stanzette dell’istituto, mettendo in allarme un altro ospite del ricovero, sicuro di essere l’assassinato presidente Kennedy che decide di avvisare il Re di quello che ha scoperto.

Dopo l’iniziale diffidenza della cinica ex rockstar, i due si metteranno all’opera per fermare il mostro e salvare le anime dei poveri anziani che abitano l’ospizio, in un crescendo di intensità e stramberie e in una narrazione che sa passare dall’horror alla commedia demenziale senza perdere colpi e mantenendo viva l’attenzione dello spettatore.

Sempre più rivitalizzati dal corso degli eventi e motivati a dare un senso alle proprie esistenze, i due eroi si ritroveranno a combattere una forza sovrannaturale sfruttando le poche armi a disposizione e le conoscenze acquisite nel corso degli anni.

Bubba Ho-Tep

Bubba Ho-Tep è un’opera e non un prodotto

Bubba Ho-Tep dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, come non sia necessario un budget stellare per poter realizzare un’opera cinematografica godibile e in grado di reggere al passare del tempo, impietoso per i lavori di intrattenimento così come per i protagonisti della storia raccontata.

Perché al di là della comicità e delle atmosfere horror, il vero fulcro del film di Coscarelli sta proprio nella rappresentazione della vecchiaia e della coscienza della stessa da parte di chi si senta derubato di tutta la propria vigoria e, allo stesso tempo, si fa consapevole degli errori fatti nel corso degli anni e che hanno portato, inevitabilmente, a conseguenze irreparabili.

Un milione di dollari di budget e la proposizione di un modo di fare cinema da artigiani, lontano dal modello hollywoodiano degli ultimi decenni, fatto di scenografie povere quanto dettagliatissime, di una fotografia sporca e calda e di effetti visivi fatti alla vecchia maniera e assolutamente efficaci nella propria semplicità.

Un lavoro che ricorda Carpenter e tutta quella generazione di filmmaker del genere horror cui Coscarelli si ispirava e di cui fa parte e che rimanda a un’epoca d’oro del cinema in cui le opere sembravano davvero avere un’anima e sembravano parlare con sincerità raccontando la trama, i personaggi e gli autori stessi con il medesimo trasporto e senza la pretesa di poter essere universali o di essere in qualche modo fraintesi.

Le numerose battute esplicite dei vecchietti chiamati in causa, i pensieri a proposito di una decadenza anche sessuale, fanno parte di questo modo assolutamente cristallino di esprimere un cinismo naturale di fronte al mondo che diventa sempre più indifferente nei confronti di quelli che erano stati uomini e donne, mano a mano che la vecchiaia prende il sopravvento.

Riuscire a inserire riflessioni di questa portata in un film in cui Elvis si allea con un complottista che crede di essere JFK (o magari è davvero lui) per sconfiggere una mummia vestita da cowboy, che odia Cleopatra e che succhia l’anima delle sue vittime dall’ano è già un successo di per sé.

A magnificare il tutto, una colonna sonora intonata al film e coinvolgente, un’interpretazione magistrale da parte di Bruce Campbell, che sa essere Elvis Presley mettendo dentro al personaggio anche un po’ di quell’Ash Williams che lo ha reso iconico, e l’accompagnamento di un cast di supporto (Ossie Davis nei panni di Kennedy e Ella Joyce nei panni di un’infermiera) convincente e ben amalgamato con l’indiscusso protagonista del film: il Re.

Bubba Ho-Tep

Datecene ancora

Bubba Ho-Tep è un film da recuperare assolutamente: citazionista e originale, brillante e malinconico, è probabilmente il punto più alto della carriera di Bruce Campbell e un ottimo promemoria a un’industria che ha fatto dei soldi le sue fondamenta, dimenticando che dietro a ogni buona storia ci devono essere prima di tutto idee, studio, capacità, coraggio e un pizzico di follia.

Voto Pulp Bubba Ho-Tep: A

Voto Bubba Ho-Tep: 7.5/10