L’Ombra dello Scorpione è uno dei più importanti romanzi di Stephen King e ha dato vita a due miniserie che hanno cercato di catturarne lo spirito riuscendoci soltanto in parte e deludendo i fan del libro sotto molti punti di vista. Eppure, alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, siamo stati davvero vicini alla realizzazione di un adattamento targato George Romero e Stephen King, che avrebbe potuto cambiare le regole del gioco e soddisfare gli amanti del romanzo.
Romero e King erano buoni amici e hanno collaborato in diverse occasioni con King che ha recitato e scritto episodi per il regista e con il filmmaker che ha adattato romanzi o racconti brevi dello scrittore del Maine, cementando un connubio che ha saputo dare soddisfazioni interessanti per gli amanti del genere.
La trasposizione del romanzo più lungo del Re dell’horror sarebbe potuta essere anche l’opera più colossale di Romero: un lavoro che avrebbe potuto permettere al creatore di La Notte dei Morti Viventi di esprimere tutta la sua critica sociale attraverso il suo gusto per le tante nature di terrore presenti nella trama sviluppata da Stephen King.
L’Ombra dello Scorpione e quell’adattamento impossibile
L’Ombra dello Scorpione racconta della diffusione di un virus capace di portare quasi all’estinzione della razza umana e quindi della battaglia tra i sopravvissuti divisi in due opposte fazioni, guidate da due forze sovrannaturali contrapposte: uno scenario ideale su cui costruire l’immaginario cinematografico di Romero, ricco come era di citazioni e influenze dal cinema del passato e adatto alle tematiche della trama.
I due si misero all’opera per realizzare un film dal romanzo e dopo un processo di scrittura tutt’altro che semplice e anni di lavoro, riuscirono a tirare fuori una sceneggiatura di circa 200 pagine.
Solo che L’Ombra dello Scorpione non era Shining, e le vicende raccontate non si svolgono in un albergo vuoto. La varietà di location, situazioni e personaggi avrebbe richiesto un budget stratosferico e la cosa, sommata alla concreta possibilità (possiamo anche sbilanciarci e parlare di certezza) di ricevere un R-rating, faceva aumentare il rischio di portare avanti una produzione disastrosa dal punto di vista commerciale.
Inoltre la lunghezza del racconto e la sua stratificazione rendevano estremamente complicato l’adattamento in un solo film e, alla fine dei conti, i due miti dell’horror si arresero e cercarono altri modi per collaborare.
Le due miniserie e il rimpianto per ciò che avremmo potuto avere da un film realizzato insieme da King e Romero
L’Ombra dello Scorpione ha poi avuto, come dicevamo, due diverse trasposizioni, in due miniserie più o meno deludenti: quella del 1994, per quanto sempre divertente da rivedere, è certamente un po’ troppo a basso costo per rendere onore al capolavoro di King, mentre quella più recente, uscita a fine 2020 in piena pandemia di COVID è sembrata fin troppo patinata e tirata a lucido, perdendo, in questo modo, alcune caratteristiche chiave della calda narrazione di King a favore di un’apparenza che risulta essere svuotata di qualcosa.
Col senno del poi e senza la controprova è facile per noi speculare su che tipo di opera sarebbe potuta essere quella derivata dal lavoro di due dei più acclamati autori horror degli ultimi due secoli, ma quello che è stato è stato e ora, non ci resta altro che sperare che un altro grande filmmaker appassionato di Stephen King (qualcuno ha detto Mike Flanagan) decida un giorno di mettersi in gioco per provare a portarci un adattamento degno di L’Ombra dello Scorpione.
A proposito dell’autore del Maine vi lasciamo al racconto della difficile rinascita di Stephen King dopo l’incidente del 1999
Fonte: Collider
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