Se la saga di Predator è riuscita a diventare un punto di riferimento per gli appassionati di un certo tipo di fantascienza d’azione e votata al più puro divertimento, certamente gran parte del merito è da attribuire allo Yautja e al modo in cui sia riuscito a colpire l’immaginazione del pubblico.
La genesi dell’aspetto del terribile cacciatore alieno, però, come spesso capita, non è stata del tutto lineare e qualcosa ha rischiato di andare storto nel corso della produzione, chiamando i responsabili a un repentino cambio di programma all’ultimo momento.
Dopo aver condiviso la nostra recensione di Predator e la nostra opinione su Predator – Killer dei Killer, torniamo dunque a occuparci del capostipite del franchise per riportare la curiosa storia a proposito della travagliata creazione dello Yautja originale.

Un Predator troppo papera
Stando alle parole dei protagonisti la realizzazione di Predator fu tutt’altro che semplice, considerando anche il disagio relativo a dover girare in Messico nel bel mezzo dell’estate e sotto temperature assolutamente non miti.
Ancora più importanti, in questo senso, furono le difficoltà riguardanti l’aspetto della creatura che avrebbe dovuto fronteggiare Schwarzenegger e soci: commissionato inizialmente alla Boss Film Studios, i due modelli di Predator da usare nel corso delle riprese (una con i colori con cui era stato pensato e l’altro completamente rosso in modo da poter essere rimosso in post-produzione per simulare il caratteristico mimetismo) arrivarono sul set destando più di una perplessità.
In un’intervista con The Hollywood Reporter, l’assistente alla regia Beau Marks ha ricordato:
Probabilmente un paio di settimane prima che ci servisse il Predator è arrivata una scatola. La apriamo e sembrava un gigantesco pollo di gomma rosso. È piuttosto dura avere l’alieno più letale dello spazio che viene a cacciare l’uomo e che allo stesso tempo sembri un fottuto pollo, a meno che non si tratti di una commedia. Abbiamo girato alcune riprese e ci siamo resi conto del fatto che fosse un disastro


Allo stesso modo, nella sua autobiografia, Arnold Schwarzenegger non ha avuto alcuna pietà di quanto visto originariamente per lo Yautja:
Sembrava un uomo vestito da lucertola con la testa da anatra
A quel punto, l’ex governatore della California suggerì di affidare il nuovo progetto a Stan Winston e al suo team, già responsabili del Terminator e reduci dal lavoro (che varrà L’Oscar) fatto per il secondo capitolo di Alien.
Il co-sceneggiatore Jim Thomas, sempre nella stessa chiacchierata con il magazine di settore ha dichiarato:
Nella sceneggiatura avevamo provato a descrivere al meglio la mimetizzazione, l’attrezzatura da guerriero, il casco che si può togliere e il volto. Non essendo artisti, potevamo spingerci solo fino a un certo punto. E ricordo che quando ho visto per la prima volta i disegni di Stan Winston, ho detto: “. É assolutamente così. È fantastico!”. La creatura che hanno ideato non era così leggera e veloce come quella che avevamo in mente noi. Nella nostra sceneggiatura, la creatura si muoveva velocemente, in modo molto più simile a una scimmia, ma quando l’abbiamo vista ci siamo detti: “Beh, non si potrebbe fare di meglio”

La scelta della casa madre di continuare a dare fiducia a McTiernan si rivelò azzeccata: Predator incassò oltre 98 milioni di dollari al box office globale a fronte dei 18 spesi per portare a compimento quello che viene ormai considerato come uno dei grandi film d’azione fantascientifici dell’ultimo quarto del secolo scorso.
A proposito di effetti speciali pratici e di universi fantascientifici e terrificanti, vi lasciamo al nostro approfondimento sull’incredibile lavoro fatto per Alien dall’artista svizzero Hans Rudolf Giger.
Fonte: The Hollywood Reporter

