Fantasma in Guerra, recensione: l’intimo racconto di un’agente sotto copertura e di un clima politico di terrore

Fantasma in guerra è un thriller spagnolo scritto e diretto da Agustín Díaz Yanes distribuito sulla piattaforma di streaming di Netflix a partire dal 17 ottobre 2025 dopo essere stato presentato al San Sebastián Film Festival.

Il lungometraggio mette in scena uno dei momenti più importanti della lotta all’ETA da parte delle forze dell’ordine congiunte di Spagna e Francia raccontando la storia fittizia di un’agente infiltrata tra le fila dell’organizzazione terroristica.

Dopo aver condiviso la nostra recensione di Boneyard – Il Caso Oscuro e aver ricordato la terribile storia vera degli amici di West Mesa, vi proponiamo l’analisi di un’opera che, per quanto frutto di fantasia, riesce a portarci indietro nel tempo mettendo sul piatto una narrazione ricca di tensione ed estremamente ben costruita.

Fantasma in Guerra
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Thriller
Yanes

La trama di Fantasma in Guerra

Amaia, un’agente della Guardia Civil, accetta il pericoloso incarico di infiltrarsi all’interno di una cellula dell’ETA rimasta attiva, operante e pronta a tutto anche dopo la fine del regime franchista.

Con il lavoro sotto copertura che si dimostra più lungo del previsto, la donna si ritroverà a condurre una nuova vita e a fare il doppio gioco mentre il clima politico si farà più teso con l’acuirsi della violenza della frangia armata.

Tra operazioni andate a buon fine e tradimenti tanto dolorosi quanto necessari, Amaia dovrà imparare a non fidarsi di nessuno mentre sarà chiamata a un complicato lavoro su se stessa per arrivare sempre più in alto tra le gerarchie dell’organizzazione.

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Di una vita nell’ombra

Il fulcro della sceneggiatura di Yanes risiede nel racconto della difficile condizione di Amaia nel corso dei suoi anni di contatto con l’ETA, a partire dalla sua introduzione e attraversando i diversi momenti del suo coinvolgimento.

Per quanto il processo di preparazione e di inserimento siano resi in maniera probabilmente troppo semplicistica, tanto lo script quanto le soluzioni di regia riescono a costruire una storia ben centrata sulla protagonista, su quelli che sono i suoi conflitti interiori e sulla difficoltà di rimanere nella parte per un tempo che appare infinito.

Il titolo è in questo senso perfetto per descrivere il tono dell’opera che tocca solo di striscio le ragioni di una parte e dell’altra e sembra voler lasciare da parte anche la psicologia degli altri personaggi limitandosi a descriverli come attori di una fazione e di di quella opposta e accennando soltanto la discussione sulle loro colpe e sulle contraddizioni che li caratterizzano.

A dispetto di un ritmo un po’ compassato, il film risulta efficace nel suo tentativo di tenere sempre alta la tensione, anche utilizzando degli stratagemmi azzeccati ma un po’ artificiosi,  e culminando in un finale  coerente e in qualche modo liberatorio.

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Una colonna sonora tutta italiana

A livello tecnico Fantasma in Guerra si distingue per la scelta di mescolare sapientemente documenti video dell’epoca ritratta alle scene del film e per le inquadrature strette sul volto dei personaggi atte a esplorare ogni certezza e ogni insicurezza.

La fotografia dal piglio intimo e la colonna sonora sempre intensa e arricchita da una serie di brani della musica leggera italiana, incorniciano un prodotto ben curato a prescindere dalla sua semplicità.

Buona anche la prova di Susana Gómez Abaitua nella sua rappresentazione di una donna mossa dagli ideali e dal senso del dovere e costretta sempre di più a reprimere le proprie emozioni mano a mano che viene risucchiata nella sua nuova vita.

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Un thriller un po’ diverso dal solito

Fantasma in Guerra si distingue da altri racconti simili per la sua scelta di lasciare quasi completamente in secondo piano la componente action per concentrarsi sull’aspetto emotivo della vicenda riuscendo nell’intento di non risultare mai banale o didascalico.

Forse, la questione più prettamente politica, lasciata alla sensibilità dello spettatore, avrebbe meritato un po’ di spazio e coraggio in più per portare a galla le cause, le conseguenze e le controversie relative a una stagione che ha segnato la storia della Spagna e dell’Europa.

A conti fatti, però, il film di Yanes è un’opera interessante e ben realizzata che segue una direzione precisa e che ribadisce il ruolo del cinema e della finzione nel presentare il racconto dei nostri tempi e degli avvenimenti che hanno forgiato la nostra società.

Voto: 7/10

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