I.S.S., il thriller ambientato nello spazio e che immagina le possibili tensioni sulla Stazione Spaziale Internazionale in seguito a un eventuale conflitto internazionale su larga scala, punta moltissimo, per la sua narrazione, sull’esposizione delle sensazioni di personaggi improvvisamente costretti a rivedere qualsiasi tipo di considerazione rispetto ai colleghi e co-abitatori dell’imponente satellite artificiale.
Per rendere al meglio l’idea di questo inaspettato e repentino cambio di paradigma viene utilizzato il racconto metaforico dei topolini che fanno da cavie per gli esperimenti della protagonista, Kira, catapultati, al pari degli astronauti, in un ambiente in cui manchino i necessari appigli a cui sono da sempre abituati.
Dopo aver ricordato la storia vera che ha ispirato il film Boneyard, aver condiviso la nostra recensione di I.S.S. e avvisando degli spoiler presenti nell’articolo, andiamo dunque a trovare una chiave di lettura per il significato del comportamento degli animaletti nel film diretto da Gabriela Cowperthwaite e disponibile su Netflix.

Spiegazione del significato della metafora dei topolini in I.S.S.
Kira ha portato con sé sulla ISS le sue cavie, importantissime per condurre gli esperimenti che si propone di portare avanti nel migliore dei modi grazie all’assenza di gravità all’interno della base adibita soprattutto alla ricerca scientifica.
Una volta posizionati all’interno della teca a loro destinata, i topolini cominciano a galleggiare in maniera scoordinata e confusa, apparentemente incapaci di reagire al nuovo stato delle cose e alla mancanza di appigli per le proprie zampette.
A quel punto Alexey si affretta ad avvisare la scienziata americana del fatto che per le bestioline potrebbe risultare molto complicato adattarsi al nuovo ambiente e di prepararsi mentalmente anche alle peggiori conseguenze successive al cambiamento.
Se il fatto che il giorno dopo alcuni topi abbiano gli arti mozzati possa far ipotizzare un coinvolgimento del cosmonauta russo, l’attenzione dello stesso nel fornire agli animali una rete di supporto a cui aggrapparsi che ci viene mostrata in una delle ultime scene può far escludere completamente il primo sospetto facendo ricondurre le violenze a degli atti messi in pratica dalle cavie stesse.
Il comportamento di queste diventa quindi una premonizione e una metafora di quanto accadrà sulla ISS una volta che il panico sarà scoppiato e tutte le certezze di cooperazione pacifica svanite nel terrore di essere obiettivi da eliminare.

Il racconto della difficoltà di Kira ad adattarsi al nuovo stato delle cose, e in particolare all’assenza di gravità, hanno in questo senso la stessa valenza e lo stesso ruolo del piccolo arco narrativo dei roditori, mettendo in mostra l’importanza di sostegni, mentali o fisici che siano, a cui ogni individuo e qualsiasi tipo di società devono sentirsi ancorati per mantenere un certo grado di stabilità.
Come gli animali si sono divorati le zampe tra loro in maniera evidentemente antisociale una volta perso un semplice riferimento come quello dato dal pavimento su cui camminare, gli astronauti della ISS, venuti a conoscenza di quanto stesse accadendo sulla Terra, cominciano infatti a comportarsi con la stessa violenza nei confronti di quelli che fino a poche ore erano stati compagni di viaggio, di bevute e di lavoro.
Le improvvise assenze di un patto accettato biunivocamente, della certezza diffusa dall’alto di essere tra amici e della possibilità di comprendere fino in fondo le intenzioni del vicino di stanza o di postazione, hanno rapidamente portato al caos i due equipaggi che finiscono per non riuscire a decifrare la realtà, sospesi tra le proprie esperienze personali e la narrazione dell’estraneo, del diverso, del minaccioso.
Il labile equilibrio che aveva permesso ai due gruppi di convivere nel migliore dei modi, viene rotto come si rompe la mente dei topolini che si ritrovano a galleggiare nel vuoto perdendo ogni certezza della propria realtà legata a fattori basilari ma imprescindibili.
Le dinamiche di gruppo che si sovrappongono a quelle razionali e il bisogno innato e fondamentale di affidarsi a un codice che ci permetta di leggere e decifrare il mondo vengono così raccontate attraverso l’esperienza delle cavie, elementare rispetto a quella umana ma, nei fatti in alcun modo più violenta.
La scena, già citata, in cui Kira nota il piccolo accorgimento messo in pratica da Alexey per dare conforto e sicurezza ai topi e il finale del film in cui i due astronauti di nazionalità diversa fuggono insieme dalla ISS concedono una nota di ottimismo: gli equilibri si possono reinstaurare, anche in maniera del tutto nuova e inusuale (il pavimento reticolato per gli animali non è posto sul fondo della teca o in posizione orizzontale), a patto di avere qualcosa a cui aggrapparsi, che sia una retina o una dimostrazione di buona fede espressa da una parte e accettata dall’altra.

