La Donna della Cabina Numero 10, recensione: una deludente crociera con delitto

La Donna della Cabina Numero 10, adattamento del romanzo thriller omonimo scritto da Ruth Ware, è sbarcato sulla piattaforma di Netflix il 10 ottobre 2025 riportando Keira Knightley ad avere un ruolo da protagonista in un lungometraggio.

Il film diretto da Simon Stone racconta la storia della giornalista Laura e della disavventura che si ritrova a vivere dopo aver accettato di prendere parte a un viaggio sullo yacht di un’ereditiera che, in punto di morte, ha deciso di compiere un’ultima traversata tra amici, investitori e giornalisti, per promuovere la sua fondazione che si occupa di aiutare la ricerca medica.

Dopo aver proposto la recensione di The Silent Hour e la nostra spiegazione del finale di La Donna della Cabina Numero 10, andiamo dunque a scoprire pregi e difetti della produzione realizzata dalla compagnia indipendente Sister già responsabile della miniserie Chernobyl.

La Donna della Cabina Numero 10
La Donna della Cabina Numero 10 recensione
Keira Knightley
Netflix
Simon Stone

Una Sceneggiatura poco incisiva, scontata e che non riesce a valorizzare i personaggi

Il lavoro fatto da Emma Frost per portare il libro sullo schermo e quello degli sceneggiatori Joe Shrapnel, Anna Waterhouse e Simon Stone sullo script di La Donna della Cabina Numero 10 manca sin da subito del mordente e del coraggio necessario per farsi apprezzare nel panorama di thriller che ha investito il mondo delle serie tv e del cinema.

È ormai evidente, che per cavalcare un’onda tanto importante e quindi anche tanto impegnativa non possa infatti essere sufficiente ripresentare la dinamica dell’investigatore per caso ingaggiando attori di primo ordine nella speranza di attirare l’attenzione e il compiacimento del pubblico.

In questo senso, non possono bastare Keira Knightley e Guy Pearce a salvare un lavoro che appare raffazzonato già dai primi dialoghi, che si faccia a più riprese inverosimile nel portare avanti la trama e che si affidi a colpi di scena più o meno telefonati e a una retorica mal calibrata per portare a casa il risultato.

Allo stesso modo, la costruzione di quei personaggi che avrebbero potuto rappresentare un punto forte del film, vista la sua dimensione corale, manca completamente di profondità e di incisività, limitandosi  a fornire uno sguardo fugace e poco interessante sulla psicologia degli ospiti dello yacht e sulle interazioni con la protagonista.

Anche il finale si affida a soluzioni da revenge movie di bassa lega e tirate su artificiosamente e in maniera poco credibile, deludendo dal punto di vista narrativo così come per quanto riguardi la capacità di sorprendere.

La Donna della Cabina Numero 10
La Donna della Cabina Numero 10 recensione
Keira Knightley
Netflix
Simon Stone

Una buona fotografia e una scenografia che avrebbe meritato di meglio

Forse l’unica idea azzeccata in La Donna della Cabina Numero 10 è da ricercare nella scelta di ambientare quasi per intero la vicenda all’interno dello yacht di Anne e Richard in modo da evidenziare la natura claustrofobia della vicenda.

Purtroppo, anche in questo caso l’espediente viene utilizzato in maniera superficiale e poco accattivante lasciando ancora di più il senso di rimpianto per quello che con un po’ più d’attenzione sarebbe potuto essere il risultato.

I lavori fatti per quanto concerne fotografia e regia, pur non brillando per caratterizzazione e personalità, hanno il merito di rimanere all’interno degli standard a cui ormai ci hanno abituato anche le produzioni indipendenti e più piccole, senza inficiare ulteriormente sul risultato portato sullo schermo.

Dimenticabili, invece, le performance di interpreti che appaiono svogliati e freddi e che diventano lo specchio di un ritmo piatto che non riesce mai a creare la giusta tensione e a coinvolgere davvero.

La Donna della Cabina Numero 10
La Donna della Cabina Numero 10 recensione
Keira Knightley
Netflix
Simon Stone

La Donna della Cabina Numero 10 è l’esempio perfetto di come non trasporre un romanzo

Trasporre la narrazione di un romanzo per il medium cinematografico è un’operazione difficile e che implica un lavoro certosino per far rendere al meglio la storia in un concentrato di circa due ore che si basi sull’immagine più che sull’immaginazione.

In questo caso, sembra che nessuna delle azioni necessarie a valorizzare personaggi e situazioni in un contesto che si adattasse a quello cinematografico sia stata davvero presa in considerazione dagli sceneggiatori.

Il risultato è un prodotto che non sorprende, non intrattiene e non permette di affezionarsi alla protagonista che è già diventata eroina di un secondo romanzo e che sarebbe potuta essere sfruttata ulteriormente, sulla falsariga di quanto sta accadendo con il Benoit Blanc della saga di Knives Out.

Voto: 4.5/10 

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