Hellraiser (1987), recensione: del piacere che diventa terrore e del dolore che stuzzica il piacere

Hellraiser è un viaggio originale e raccapricciante in una dimensione orrorifica complessa e praticamente inedita in ambito cinematografico a causa dell’ambiguità del tema trattato e portato sullo schermo dal regista e sceneggiatore Clive Barker.

Il film, tratto dal romanzo Schiavi dell’Inferno dello stesso Barker, rappresenta l’esordio alla regia di un lungometraggio per l’autore nato a Liverpool e divenuto, dalla metà degli anni ’80 del ventesimo secolo, un punto di riferimento dell’universo horror.

Controverso negli argomenti e assolutamente peculiare nello stile, Hellraiser ha la forza e il coraggio di distinguersi dai prodotti di genere dell’epoca scegliendo una direzione tutta propria e assolutamente autoriale nonostante i limiti di una produzione dal budget limitato.

Dopo aver proposto la nostra recensione di Weapons, torniamo quindi indietro nel tempo per immergerci nella follia di Hellraiser e analizzare il cult dell’artista britannico che ha creato il personaggio di Pinhead.

Hellraiser
Hellraiser recensione
Hellraiser 1987
Clive Barker
Horror

I have seen the future of the horror genre, and his name is Clive Barker

Stephen King

La trama di Hellraiser

Trasferitisi nella vecchia casa di famiglia di lui abbandonata da tempo, Larry e Julia si preparano a cominciare una nuova fase della propria esperienza di coppia dopo aver lasciato la caotica New York per un posto più tranquillo.

Durante il sopralluogo dell’immobile, il ritrovamento da parte di Julia di alcuni effetti personali del fratello di Larry, Frank, turba la donna facendole tornare alla mente il rapporto clandestino che aveva intessuto con lui poco prima del matrimonio che l’avrebbe unita all’ignaro marito.

Soltanto pochi giorni dopo, nel pieno della ristrutturazione, Larry si ferisce a una mano finendo per sanguinare copiosamente sul pavimento in legno della soffitta e fornendo il nutrimento necessario ai resti di Frank, morto nella casa, perché l’uomo possa tornare in vita in uno stato di scarnificazione agghiacciante e doloroso.

La voglia di Frank di liberarsi della sua condizione e l’ossessione di Julia per l’uomo sconvolgerà l’esistenza dei protagonisti coinvolgendo anche la figlia di Larry, Kirsty, da sempre estremamente diffidente nei confronti della matrigna.

Hellraiser
Hellraiser recensione
Hellraiser 1987
Clive Barker
Horror

Uno script inusuale ed efficace nella sua imperfezione

Hellraiser è un’opera che, piuttosto che affidarsi a una sceneggiatura poco credibile e difficile da  costruire intorno alle premesse e ai significati del film, decide di lavorare su una scrittura di concetto che usi i pretesti e gli avvenimenti per condurre i protagonisti e lo spettatore a uno stato mentale continuamente accennato ma mai del tutto rivelato esplicitamente.

Perché se le idee (non certo innovative) di una scatola magica capace di aprire un varco dimensionale e di un uomo che torni dall’aldilà soltanto per portare nuova morte sono poco esplorate contestualizzate nelle loro cause e il racconto che ne segue sembri ripetere un copione già visto e ripetitivo anche all’interno dello stesso film, quello che rende il progetto di Clive Barker affascinante e inquietante è il sottile lavoro fatto sul morboso sottotesto presentato scena dopo scena e un avvenimento dopo l’altro.

La ricerca del piacere da parte di Frank, rappresenta la punta di un iceberg molto più profondo e di una condizione che finisce per interessare anche Julia (sempre più incline meno restia a portare avanti il piano dell’amante), a lambire lo spirito di Kirsty e a permeare come un’ombra, maligna e irresistibile, l’intera narrazione.

Il fulcro centrale di Hellraiser sta infatti nell’idea di questo spasmodico bisogno di inseguire un piacere sempre più intenso e proibito che muti in un’atroce sofferenza e, viceversa, nella suggestione di un dolore tanto stuzzicante e provocante da divenire irresistibile.

A questo proposito, i Supplizianti (Cenobiti nella versione originale) sembrano l’incarnazione perfetta e oscena della perversione mentre la Scatola di Lemarchand lascia pensare a una ricerca difficile, enigmatica e la cui risoluzione appartenga a pochissimi coraggiosi.

Qualche considerazione in più meritano, per l’appunto, gli esseri soprannaturali che braccano Frank, a partire da Pinhead: presenti sullo schermo soltanto per una manciata di minuti, i mostri immaginati da Barker sono caratterizzati in modo da apparire allo stesso tempo eterei e tremendamente umani, terribili e seducenti proprio come quello che sono chiamati a rappresentare e tanto originali  e provocanti da conquistare un posto speciale nel novero delle creature fantastiche a cui la letteratura e il cinema hanno saputo dare vita.

Hellraiser
Hellraiser recensione
Hellraiser 1987
Clive Barker
Horror

Effetti pratici e soluzioni sofisticate

Dal punto di vista tecnico, Hellraiser non tradisce il suo spirito grazie a una regia e a una messa in scena visionarie e dai tratti onirici e ricercati, con un Clive Barker che non ha rinunciato a sperimentare anche in quello che per lui era il nuovo ruolo di filmmaker.

Al netto di qualche scelta obbligata e di alcune soluzioni abbastanza elementari, l’operato dietro la camera da presa risulta pulito e funzionale e si lascia accompagnare da trovate creative che riflettono la natura metaforica del racconto e che riescono a spiazzare senza stonare con il tono del film e con le sue soluzioni visive.

In questo senso, c’è da sottolineare la grandissima fattura degli effetti pratici utilizzati per gli esseri che non sono del nostro piano e per ricreare le sequenze del Frank scarnificato e in particolare di quella in cui si ricostruisce da zero.

I Supplizianti, resi in maniera straordinaria, sono l’emblema di un lavoro fatto fatto con coerenza e che riesce a seguire una precisa e definita strada creativa nella direzione dell’immaginario che l’autore avesse in testa e volesse rendere concreto.

Un cult horror indimenticabile

Per quanto Hellraiser non sia un prodotto perfetto tanto per quanto riguardi una sceneggiatura’ debole e raffazzonata quanto per quello che concerne la realizzazione, poco curata dal punto di vista della scenografia e di una resa generale forse appena sufficiente per un certo tipo di standard dell’epoca e decisamente invecchiata male, l’atmosfera da incubo che fa vivere e la sua particola originalità ne fanno un cult imprescindibile per gli appassionati di horror che cerchino qualcosa di diverso e quasi unico.

Un film che porta con sé una carrellata di personalità e che dimostra quanto Clive Barker sia a suo agio con un genere che conosce e plasma alla perfezione sulla carta e sullo schermo ricordando come l’horror debba sconvolgere a livello emotivo prima ancora che far saltare sulla poltrona.

Voto: 7.5/10

Link Affiliato Amazon

Fonte: Pagina Facebook di Clive Barker

Torna in alto