In una nuova intervista rilasciata a TUDUM, Guillermo del Toro è tornato a parlare del suo Frankenstein, in uscita su Netflix il 7 novembre 2025, per ribadire quali siano gli argomenti dell’opera della Shelley capaci da sempre di affascinarlo e per spiegare come abbia voluto rendere personale e allo stesso tempo fedele all’originale la sua trasposizione cinematografica del classico dell’horror.
Dopo aver condiviso il nostro approfondimento sulla passione per i mostri di Guillermo del Toro, torniamo dunque a occuparci del regista premio Oscar per proporre le sue dichiarazioni alla vigilia del debutto di uno dei prodotti cinematografici più attesi di questo ultimo quarto di 2025.

Guillermo del Toro su Frankenstein: “Per me è come la Bibbia”
Con il suo Frankenstein Mary Shelley ha lasciato in eredità agli appassionati delll’horror e della fantascienza un capolavoro in grado di segnare un’epoca e di ispirare gli autori dei due secoli successivi grazie a un racconto immortale e suggestivo.
Per Guillermo del Toro, da sempre affascinato dal romanzo della scrittrice inglese, la Creatura ha rappresentato un sogno da inseguire nel corso di tutta la propria carriera da filmmaker:
Ho vissuto con la creazione di Mary Shelley per tutta la mia vita. Per me è come la Bibbia. Ma volevo renderla mia, cantarla in una tonalità diversa e con un’emozione diversa

Il senso di questo amore per Frankenstein è da ricercare, secondo il messicano, nella sua capacità di porre questioni che solo i giovani continuano a porsi e a cui solo i mostri possono rispondere:
Il capolavoro di Mary Shelley è pieno di domande che bruciano intensamente nella mia anima: domande esistenziali, tenere, selvagge, destinate al fallimento, che bruciano solo nella mente dei giovani e alle quali solo gli adulti e le istituzioni credono di poter rispondere. Per me, solo i mostri custodiscono i segreti che desidero conoscere
Parlando della sua versione del Moderno Prometeo, del Toro ha proseguito spiegando come abbia cercato di rendere il sapore avveniristico che permea l’idea del libro:
Quando Shelley scrisse Frankenstein non era un’opera d’epoca. Era un libro moderno, quindi non volevo che si traducesse in un’opera d’epoca dai colori pastello. Ho preferito uno stile sensuale e ricco di colore”

Concludendo l’intervista il regista ha voluto rivolgere un augurio a tutto il pubblico del suo nuovo film:
Che i mostri abitino i vostri sogni e vi diano tanto conforto quando ne hanno dato a me, perché siamo tutti creature smarrite e ritrovate
Fonte: TUDUM
