“Il giocatore non sarebbe felice se qualcuno gli desse i soldi della vincita”: così, Ennio Flaiano ha descritto in un suo celebre aforisma, la condizione del giocatore d’azzardo esplorata in tutta la sua irrazionalità e perversione nel film La Ballata di un Piccolo Giocatore, distribuito a livello internazionale da Netflix.
Il lungometraggio, tratto dal romanzo omonimo di Lawrence Osborne e diretto da Edward Berger, mette in scena il racconto dell’ossessione di un giocatore, interpretato da un magistrale Colin Farrell, intrappolato nella propria sicurezza che la grande vincita, attesa da tempo, stia finalmente per arrivare.
L’opera del regista austriaco conduce lo spettatore nello stesso inferno del protagonista della vicenda in una narrazione dai toni fortemente metaforici che porta a una conclusione dal sapore enigmatico e dalle molteplici interpretazioni.
Dopo aver proposto la nostra spiegazione del finale di A House of Dynamite e avvisando degli spoiler presenti nell’articolo, andiamo dunque ad analizzare questo La Ballata di un Piccolo Giocatore per riportare la nostra lettura dei temi e dell’epilogo del viaggio di Lord Doyle.

Chi è Lord Doyle
Il protagonista del film, che si presenta a tutti come Lord Doyle, altri non è che un truffatore inglese che ha abbandonato il suo vero cognome, Reilly, per sfuggire alle autorità del proprio paese dopo una truffa perpetrata ai danni di un’anziana signora.
Scappato a Macao, l’uomo spende le sue nottate nei casinò del luogo ritrovandosi, già all’inizio della storia, ad avere sperperato praticamente tutti i soldi a disposizione e ad aver perso qualsiasi tipo di credibilità e possibilità di credito con i gestori delle sale da gioco e degli alberghi.
Doyle pare più o meno consapevole della sua condizione di tossico che non riesce a distaccarsi dal vizio del gioco così come da tutto quello che gira intorno al mito del personaggio del giocatore da casinò sempre pronto a far saltare il banco.
Chi è Dao Ming
Dao Ming è una ragazza che lavora in uno dei casinò frequentati dal personaggio interpretato da Colin Farrell e che gli si presenta per offrirgli un prestito da pagare dietro il compenso di lauti interessi.
Dopo essersi incontrati di nuovo a seguito del suicidio di uno dei clienti della donna, Dao Ming e Lord Doyle passano la serata in riva al mare fino al risveglio del giocatore che al mattino si ritrova da solo e con un numero misterioso scritto sulla mano.
Scopriremo nel finale del film che Dao Ming si è suicidata annegandosi durante la notte che aveva passato con Reilly (forse a causa dei sensi di colpa, forse per l’incapacità di riuscire a sobbarcarsi la perdita in seguito alla morte del cliente) e che tutte le successive visioni del protagonista avvengano con la ragazza già deceduta.

Spiegazione del finale di La Ballata di un Piccolo Giocatore
In seguito alla morte d Dao Ming e del malore che lo coglie nel ristorante, Doyle si ritrova sull’isola di Lamma convinto di essere in compagnia dell’usuraia: in questo contesto scopre un deposito chiuso attraverso un lucchetto che, aperto con la combinazione di numeri scritta sulla mano, rivela un tesoro in contanti di cui il giocatore si appropria per poter andare a scommettere nella speranza di riuscire a ripagare i propri debiti di Macao e di sistemare la questione legale con l’agenzia d’investigazione che ha inviato Cynthia a cercarlo.
Improvvisamente fortunato fino all’inverosimile, Doyle vince per una serata intera prima di essere bannato da tutte le sale da gioco del luogo a causa della presunta verifica da parte di un dirigente del fatto che dalle riprese delle telecamere risultasse che un fantasma lo avesse accompagnato durante tutta la sua ultima galoppata vincente.
Non sazio di quanto guadagnato e ancora incapace di liberarsi dei propri fardelli finanziari, Reilly chiede al proprietario della casa da gioco di offrirgli la possibilità di un’ultima puntata in cui scommettere tutto prima di andarsene per sempre da Macao.
Al tavolo da gioco, il protagonista si ritrova a giocare contro il suo ex compare Adrian Lippett (che si fa passare per un ricco uomo europeo), truffatore al pari suo e colpevole di averlo venduto agli investigatori britannici in cambio dell’immunità per i propri crimini.
Vinta anche questa mano di Baccarat, Doyle consegna a Cynthia i soldi dovuti all’anziana truffata e si presenta sul luogo di lavoro di Dao Ming per darle indietro i suoi soldi e il resto della vincita in modo da aiutarla a fare fronte alla sua situazione: solo a questo punto l’uomo scopre che la ragazza è in realtà morta e viene tentato dalla Nonna a proposito di una giocata molto allettante a livello di quote.
Reilly rifiuta, lascia i propri guanti fortunati sul tavolo, probabilmente a significare che la sua carriera da giocatore d’azzardo sia ormai finita, e si reca alle celebrazioni per la festa del Fantasma Affamato per offrire in sacrificio tutto quello che gli restasse da quelle ultime notti.
La redenzione di Doyle in questo modo sembrerebbe compiuta.

Il Fantasma Affamato
Quella del Fantasma Affamato è una figura che ricopre un ruolo fondamentale nel film di Berger: nella tradizione buddista, questi spiriti, chiamati Preta, sono esseri rinati in una condizione subumana a causa della loro avarizia e ingordigia e caratterizzati da bocche e colle piccolissimi (che non permettono loro di mangiare) a fronte di un grande ventre da riempire.
Nell’opera del filmmaker austriaco, i Preta sono rappresentati con la bocca grande e il collo fino in un cambiamento che, al di là della necessità scenica, non modifica in alcun modo l’impossibilità dello spirito di saziare i propri desideri.
In diverse occasioni, dopo aver rubato i soldi di Dao Ming, Doyle specchiandosi si ritrova a vedersi come un mostruoso Preta dalla bocca spallancata.

Possibili interpretazioni del finale di La Ballata di un Piccolo Giocatore
Dao Ming si è trasformata in uno spettro
Una delle possibili letture dell’arco narrativo di Doyle vedrebbe effettivamente Dao Ming divenuta uno spirito (quando racconta la sua storia all’uomo si evincono le similitudini tra i due, con lei che avida di denaro aveva prima sottratto una somma consistente al padre per poi proseguire prestando denaro a strozzo ai ludopatici) che lo aiuti nel suo tentativo di conseguire la grande vincita offrendogli quindi la possibilità di ritirarsi anche a causa della reticenza da parte dei casinò di averlo ancora nei loro locali.
In questo modo, Reilly potrebbe finalmente trovare una via di fuga e, magari, evitare quello che sembrerebbe essere il suo destino di diventare a sua volta un Preta.
In questo caso, Lord Doyle sarebbe andato da solo sull’isola di Lamma, per quanto convinto di essere con la ragazza, seguendo le indicazioni di Dao Ming.
Lord Doyle è morto al ristorante
Un’altra possibile interpretazione potrebbe coincidere con la morte del protagonista a seguito dell’attacco di cuore subito al ristorante: in questo scenario, Doyle sarebbe finito nell’inferno dei giocatori d’azzardo descritto dal suo ex amico: un luogo in cui, paradossalmente, il giocatore non farebbe altro che vincere senza riuscire però in alcun modo a trovare davvero soddisfazione nella cosa.

Lo champagne, i sigari, il gioco
Molto interessanti dal punto di vista del messaggio i due momenti in cui il falso nobile si rende conto, affermandolo ad alta voce in un sorriso isterico, di non amare sigari e champagne: per tutta la durata del film, vediamo il protagonista fumare e bere in quelle che, evidentemente, sono compulsioni da cui non riesce a liberarsi al pari di quanto succeda con il vizio del gioco.
Il personaggio non trova davvero piacere nel giocare o nel vincere, ma, proprio come per una malattia non riesce a trovare il modo di fare a meno di continuare in quei suoi comportamenti autodistruttivi.
La scena mid-credit
A metà dei titoli di coda viene presentata una scena in cui Doyle si ritrova davvero a ballare con Cynthia: la breve sequenza, forse slegata da tutto il resto, potrebbe anche essere una conferma riguardo il cambiamento avvenuto nel protagonista, finalmente capace di mantenere una promessa e di trovare spazio per qualcosa che esuli dai propri vizi.
