L’episodio 152 del podcast Radio Atlantic ha visto ospite lo sceneggiatore di A House of Dynamite, Noah Oppenheim che, accompagnato dal politologo Tom Nichols, si è ritrovato spiegare delle precise scelte dello script e a ribadire come lo scenario previsto nel film sia terribilmente realistico, se non addirittura ottimistico.
Nel corso della chiacchierata, Oppenheim ha parlato della volontà di far comprendere come decisioni studiate a tavolino e su cui si lavora incessantemente attraverso le esercitazioni, debbano essere prese da uomini in qualche modo naturalmente impreparati a vivere l’esperienza reale dell’emergenza e che come tutti sono vittime di debolezze, insicurezze e brutte giornate.
Dopo aver proposto la nostra analisi dei temi e spiegazione del finale di A House of Dynamite, torniamo a occuparci del lungometraggio di Kathryn Bigelow distribuito da Netflix per riportare le inquietanti e importantissime parole dello scrittore.

Noah Oppenheim: ” Il problema è che abbiamo costruito questo mondo in cui viviamo sotto la minaccia esistenziale delle armi che noi stessi abbiamo creato”
Tra le tante questioni poste dall’intervistatrice a Noah Oppenheim, quella della difficoltà, al di là di protocolli e regole, provata dall’essere umano nel cercare di prendere una decisione come quella imposta ai protagonisti di A House of Dynamite, è certamente una delle più coerenti e discusse nella pellicola:
Credo che cercare di imporre ordine nel caos sia un impulso molto umano. Creiamo processi e procedure e mettiamo insieme grossi e voluminosi raccoglitori contenenti protocolli decisionali e alberi decisionali: se A, allora B, e chiami questa persona; se quella persona non c’è, allora chiami quest’altra persona.
E creiamo l’illusione di avere tutto sotto controllo perché esistono queste istituzioni, esistono questi processi e non solo, ma li proviamo anche. I ragazzi dello STRATCOM ci hanno detto che lo provano 400 volte all’anno. Ma alla fine dei conti, se dovesse mai succedere nella vita reale, tutte quelle prove, tutti quei manuali, processi e politiche non potranno mai tenere conto del fattore umano: il fatto che, in un dato giorno, qualcuno potrebbe essersi svegliato e aver litigato furiosamente con la moglie ed essere terribilmente distratto; potrebbe avere un figlio con la febbre alta che ha bisogno di vedere un medico.
E non si potrà mai sfuggire a questo e al fatto che si stia chiedendo agli esseri umani di affrontare una realtà che credo nessuno sia in grado di gestire, figuriamoci con il tempo che stringe

Quindi, parlando del sistema statunitense e del fatto che la decisione finale debba essere presa in maniera esclusiva dal presidente Oppenheim ha continuato:
E così ci si trova in una situazione in cui la decisione ricade sulle spalle di una sola persona; quella persona probabilmente è quella che ha dedicato meno tempo di tutte a riflettere sulla questione e a prepararsi; e le viene chiesto di prendere una decisione, con il tempo che scorre inesorabile, mentre molto probabilmente sta correndo per salvarsi la vita, evacuata in un luogo sicuro.
Quindi l’idea che qualcuno possa agire razionalmente in una situazione del genere è semplicemente… incredibile
A House of Dynamite presenta il miglior scenario possibile
Entrando più nello specifico nelle personalità dei diversi attori chiamati in causa, lo sceneggiatore ha confermato l’idea di voler presentare al pubblico il miglior scenario possibile, in modo da far capire con ancora più fermezza la gravità di una situazione di quel tipo:
Volevamo, per molti versi, presentare lo scenario migliore, giusto? Lo scenario migliore è che tutti i decisori siano attori razionali. Sono tutti ben intenzionati. Sono riflessivi. Non c’è sete di sangue in gioco. Sono esseri umani ragionevoli, ben preparati e che fanno del loro meglio per fare la cosa giusta.
E anche in questo scenario, anche quando tutti questi requisiti sono soddisfatti e hai il meglio di noi seduto su quelle poltrone, vedi comunque come potrebbero svolgersi gli eventi nel film e vedi comunque quanto sia improbabile un esito positivo

Chiarendo meglio il concetto e il messaggio del film ha proseguito:
Se introduci nella narrazione un pazzo assetato di sangue o qualcuno che sia chiaramente un idiota, allora penso che il pubblico possa uscire e dire: ‘Beh, oh, questo è il problema.
Il problema è solo che dobbiamo eleggere la persona giusta, o dobbiamo solo assicurarci che i nostri generali siano più moderati nel loro atteggiamento.
Ma, in realtà, il problema non è questo. Il problema, almeno nella nostra mente, è l’intero apparato.
Il problema è che abbiamo costruito questo mondo in cui viviamo sotto la minaccia esistenziale delle armi che noi stessi abbiamo creato e abbiamo questi sistemi, e ogni volta che si ha un apparato come questo, credo che ci sarà sempre una tendenza all’azione.
Una volta che la prima casella del domino cade, penso che la quantità di autocontrollo necessaria per dire: ‘Facciamo tutti un passo indietro e non facciamo nulla’ richieda molta forza, carattere e coraggio che potrebbero essere difficili da raccogliere in un momento di crisi e panico, con il tempo che stringe, ecc.

A proposito di scenari realistici per quanto terribili e complicati da immaginare, vi lasciamo alla nostra recensione di Civil War, film del 2024 scritto e diretto da Alex Garland che ipotizza uno scenario da guerra civile negli Stati Uniti contemporanei.
Fonte: The Atlantic
